
Belle arti
13 Set 2016

Belle arti
13 Set 2016
Il segno infinito di Luigi Boille
Nato a Pordenone nel 1926, Luigi Boille lasciò ben presto la sua città natale per andare a studiare a Roma, dove si diplomò all'Accademia di Belle Arti e conseguì la laurea in Architettura. Dopo un breve soggiorno in Olanda, nel 1951 decise di stabilirsi a Parigi. Qui, negli anni Sessanta, il suo talento cadde sotto l’occhio esperto di Giulio Carlo Argan, noto critico d’arte italiano, che lo convinse a fare ritorno in Italia, consentendogli di esporre le sue opere prima alla Quadriennale di Roma, poi alla Biennale di Venezia.
A un anno dalla morte dell'artista, la sua città natale gli dedica la prima grande retrospettiva, intitolata "Luigi Boille. Il segno infinito". La mostra, visitabile presso la Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea "Armando Pizzinato" (PN), è promossa e organizzata dall’Assessorato alla cultura del Comune di Pordenone in collaborazione con l'Archivio Luigi Boille di Roma, con il patrocinio della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e con il sostegno della Provincia di Pordenone.
Curata da Silvia Pegoraro, l'esposizione propone un'ampia e attenta selezione delle opere di Luigi Boille, attraverso le quali è possibile ripercorrere il cammino dell'artista pordenonese nell'ambito della pittura informale: 65 anni di ricerca – dal 1950 al 2015 – testimoniati da oltre 140 opere (olii e tecniche miste su tela, tempere, grafiche), tra cui molti lavori inediti o esposti solo per breve tempo in mostre internazionali.
All'inizio della sua carriera, come ha raccontato egli stesso in una conversazione con Tullio De Mauro e Claudio Zambianchi, Boille cercava di far nascere la materia dal fuoco con le sabbie; in seguito, individua nel segno la matrice del proprio lavoro: un segno che si moltiplica, che diviene calligrafia pura, espressiva di per se stessa, congiunzione figurata di Oriente e Occidente. Sono gli anni parigini, gli anni in cui incontra il critico Michel Tapié il quale, affascinato dal dinamismo e dall'irrazionalismo della sua pittura, permeata, al tempo stesso, da rigore formale, lo porta all'International Festival Osaka-Tokyo con il gruppo Gutai. Dopo aver esposto in numerose collettive sia in Francia che in Italia, nel 1964, viene invitato a rappresentare l’Italia al Guggenheim International Award di New York.
Da una ricchezza quasi "barocca" di segni, grafie e colori, col passar del tempo, Boille approda ad una pittura sempre più essenziale ma sempre caratterizzata dal segno. Dell'ultimo periodo sono le tele dai fondi monocromi dai quali vengono fatti emergere segni fulminei, guizzanti, urgenti, necessari. Così scriveva l'artista nel 2001: «La tensione operativa nella mia opera, esprime il legame e il conflitto tra il pensiero concettuale e l'immediatezza di un gesto fulmineo: il segno. La felicità fisica del colore che inonda la superficie, memoria di una melodia dimenticata, raccoglie e unifica il linguaggio in divenire».
La mostra, inaugurata ad aprile, rimarrà aperta sino al 2 ottobre. Rimane poco tempo, dunque, per conoscere da vicino questo grande artista italiano attraverso le sue opere, che sono frutto di una ricerca sempre originale e stimolante, ma anche fedele a una cifra stilistica ben precisa ed inconfondibile, nota in tutto il mondo.
In occasione della manifestazione "Pordenonelegge", giovedì 15 settembre, alle ore 18.00, presso il luogo espositivo della mostra, sarà dedicato un approfondimento all'artista e alle sue opere, tenuto dalla curatrice Silvia Pegoraro assieme a due esperti conoscitori d'arte contemporanea Angelo Bertani e Roberto Duse.
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