
Letteratura
03 Giu 2019
La sindrome di Up
Sull'onda dello spettacolo Up&Down, happening comico con attori disabili che ha riempito i più prestigiosi teatri d'Italia*, Paolo Ruffini ha scritto un libro su ciò che ha imparato lavorando con la disabilità. Già il titolo capovolge la prospettiva: “La sindrome di Up”. E se fossero proprio le persone con sindrome di Down le più felici?
«Quando vado in giro vedo tanta gente musona, lamentosa, polemica, gente che sembra contenta di essere infelice – scrive l’autore – Allora mi sono chiesto: e se essere infelici fosse normale? Ma poi cos’è la normalità? C’è qualcuno più normale o più diverso? E rispetto a chi? La verità è che la vita è fatta di up e down: siamo tutti up quando le cose vanno come vogliamo e siamo down quando invece non rispettano le nostre aspettative. La cosa curiosa è che essere up è la condizione che caratterizza maggiormente le persone che hanno la sindrome di Down. Non so perché, sarà nel DNA, in quel cromosoma in più, ma è così. Per loro è più facile essere felici. Hanno una fiducia, una confidenza con la felicità che a me spesso manca. Forse perché per un’anomalia genetica hanno scoperto tesori inestimabili: la manifestazione dell’affettività, la risata contagiosa, la predisposizione al sorriso, il piacere di stare insieme, la meraviglia per le piccole cose. Sono i miei super-eroi, perché hanno il potere inconsapevole non solo di compiere l’impossibile, ma anche di insegnarti a fare altrettanto. Io ho capito come essere felice stando con persone con sindrome di Down. Ve lo racconto in questo libro in modo che anche voi possiate impararlo. È semplice. (Semplice non vuol dire facile, vuol dire semplice)».
Il libro racchiude - in una forma originale e fresca, che sorprenderà il lettore - tante perle di saggezza, che non hanno nulla di moralistico, sono solo una prospettiva altra che invita a rallentare e a guardarsi dentro, ponendo alcune domande fondamentali, per esempio: “Perché sei felice?”. A questa domanda le persone con sindrome di Down rispondono “Perché Sì”. È una risposta importante, la stessa che si dà ai bambini quando è tutto chiaro e non c’è bisogno di spiegazioni: perché sì, sono felice perché sono, perché non dovrei essere felice?! Loro sono Up. E noi?
Forse per essere felici dovremmo rinunciare all’idea di perfezione. La nostra natura non è quella di essere nel giusto, non è quella di essere perfetti. La vita stessa non lo è, anzi fa della stranezza il proprio punto di forza; non sa che farsene della normalità, dell’omologazione. La felicità è possibile, basta accorgersene. E per accorgersene bisogna rallentare, riordinare le priorità, dare valore a ogni singolo gesto. «Con i ragazzi, quando ci vediamo, passiamo i primi venti minuti ad abbracciarci – confessa Paolo Ruffini – non importa se siamo in ritardo per le prove, abbracciarsi è più urgente, più importante. Con loro tutto è importante, tutto è più lento, tutto ha valore. Quando sono con loro non guardo l’orologio, guardo le nuvole». La Sindrome di Up è allora «il talento di saper approfittare della felicità», la meraviglia che risiede nella diversità, l’arte di trasformare un limite in opportunità.
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* Dallo spettacolo teatrale è nato l’omonimo documentario cinematografico, che ha ottenuto il Premio Kineo alla 75a Mostra del Cinema di Venezia e una menzione speciale ai Nastri d'Argento 2019. Up&Down ha fatto tappa anche in Veneto, lo scorso 12 gennaio, con la proiezione del film al Cinema Georges Melies di Conegliano e la rappresentazione teatrale nei Padiglioni dell’ex Filanda di Santa Lucia di Piave in provincia di Treviso.
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