
QualBuonDetto
16 Dic 2016

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16 Dic 2016
IL MERCATO: LAVORO COME PREGHIERA
Passando poi davanti alle botteghe dove con infinita pazienza gli artisti cesellavano i loro preziosi doni, (l'imperatore) mi disse: «Ciò che conta è la qualità del lavoro. Invano vegliano intere notti se le dedicano alla loro venalità, alla loro concupiscenza e alla loro vanità, cioè a se stessi, e non si scambiano più in Dio, barattando la propria vita con un oggetto divenuto sorgente di sacrificio e immagine di Dio, un oggetto nel quale le rughe, i sospiri, gli occhi affaticati, le mani tremolanti per aver tanto impastato, le soddisfazioni serali dopo il lavoro e il fervore esaurito si confondono. Perché io conosco soltanto un atto fertile, la preghiera, ma so anche che ogni atto è preghiera se è dono di sè per divenire. Tu sei come l’uccello che edifica il proprio nido e il nido è tiepido, come l’ape che produce il miele e il miele è dolce, come l’uomo che modella l’urna per amore dell’urna, quindi per amore, cioè per devozione. Certo, questi uomini devono vivere del loro lavoro, ma non devono dedicare il loro lavoro a vivere. Credi forse nel poema scritto per essere venduto? Se il poema è oggetto di commercio non è più un poema. Se l’urna è oggetto di concorso non è più un’urna a immagine di Dio, ma immagine della tua vanità e dei tuoi appetiti volgari. Offrendo il suo lavoro a Dio, l’uomo prega ed edifica se stesso».
Antoine De Saint-Exupéry ∼ "Cittadella"
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