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Sotto le zolle di Zoppè
La frazione di Zoppè di San Vendemiano (TV) si è sviluppata a ridosso dell’antica via Ungaresca, a 42 metri s.l.m., come riporta una vecchia scritta sul muro della chiesa. La strada, nel tardo Medioevo, veniva percorsa da viandanti, mercanti e pellegrini in quanto collegava Treviso alle sorgenti del fiume Livenza. Era anche un breve tratto di un percorso che, attraverso il Friuli Venezia Giulia, poi consentiva di raggiungere i territori slavi.
Il nome Zoppè deriva dal dialetto “zopa” (zolla), termine probabilmente prelatino dal significato agricolo che ci porta a “terreno a zolle”.
In questa zona, prevalentemente rurale, “dissodiamo il terreno”, come fanno i contadini con l’aratro, e vediamo che frammenti troviamo.
Zoppè, con Capo di Sopra, Capo di Sotto e Borgo Chiesa, è la zona più antica del comune di San Vendemiano: questa frazione è documentata dal 1181.
Dalle registrazioni degli incaricati dell’amministrazione cittadina risulta che, nel 1437, il piccolo borgo era costituito da qualche casa: ci vivevano 19 famiglie. Nel 1605 era di gran lunga il borgo più popoloso in zona: aveva 675 anime (mentre Cosniga 130 e Visnadello 109); dato confermato anche agli inizi del Settecento dai registri parrocchiali. Era davvero un’alta densità per la popolazione di allora. Probabilmente perché Zoppè godeva di una situazione favorevole: 49 ettari di pascolo demaniale dato in concessione dalla Repubblica di Venezia, in più vasti terreni. Per renderli maggiormente produttivi, i contadini, da contratto, dovevano “scodolar”, cioè togliere i sassi dai campi, oppure non seminare determinate qualità di cereali.
Agli inizi del Settecento, dai registri parrocchiali, affiora che la popolazione di Zoppè si aggirava intorno ai 500-600 abitanti.
In aperta campagna, sperduto in località Palù, vi era un oratorio di epoca romana intitolato a San Pietro in Vincoli con dei pregiati affreschi. Quando Zoppè si rese indipendente dalla pieve di San Fior di Sopra nel 1522, l’oratorio divenne chiesa parrocchiale fino al 1589.
Il terremoto dell’ottobre 1936 e gli eventi bellici arrecarono poi dei danni irreparabili alla struttura, così, nel 1955, la Sovrintendenza ai Monumenti di Venezia fece staccare gli affreschi – “Consegna delle Chiavi”, “Crocifissione di San Pietro”, “Deesis fra la Madonna” e “San Giovanni Battista” – per portarli al Museo Civico del Castello di Conegliano. Nel 1983 l’oratorio venne restaurato come ci appare ora, in località San Pierin: prezioso patrimonio, tra i più antichi del territorio (nonché prima parrocchia di San Vendemiano), da custodire.
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