Instant Family. L’Amore costruisce
Tratto da una storia vera
Le cose importanti sono difficili. Come essere madre ed essere padre. Significa far posto a qualcun altro, che scardina ogni equilibrio, manda all’aria la ruotine, non si conforma mai alle attese (soprattutto se queste sono pretese!). Ma in questo “far posto” si inserisce l’Amore, che “tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”[1]. E l’Amore non tocca solo i rapporti di sangue! Lo mostrano bene Pete e Ellie Wagner in questo film, che riflette la storia vera del regista Sean Anders e sua moglie Beth, genitori adottivi di tre bambini[2].
Pete e Ellie sono due restauratori quasi quarantenni. Ogni sera, dopo una giornata carica di lavoro, si ritrovano finalmente insieme, da soli, nella loro casa pulita e ordinata… Non si può dire che stiano male, ma sentono che manca qualcosa… Il desiderio di avere un figlio si fa strada dentro di loro, ma pensano di essere già troppo in là con l’età. Allora – contrastati da tutti, amici e parenti – decidono di esplorare la tortuosa via dell’adozione, convinti che è possibile amare un figlio non tuo, convinti che bambini nati e magari già cresciuti in circostanze difficili possono e devono avere a una seconda occasione, ma soprattutto convinti di potercela fare! L’intera vicenda si apre con una battuta che Pete rivolge a Ellie: “Adottiamo un bambino di 5 anni, così possiamo far finta di averlo concepito quando ne avevo 36”. Solo che poi conoscono Lizzie, che è un’adolescente sud-americana abbandonata dalla madre e sempre rifiutata dai possibili genitori adottivi a causa della sua età. Una sfida per Pete e Ellie, che non si tirano indietro. Neanche quando scoprono che Lizzie ha un fratello e una sorella più piccoli. Decidono di adottarli tutti e tre.
D’un tratto la casa pulita e ordinata di Pete e Ellie si riempie di voci e schiamazzi, capricci infantili e crisi adolescenziali. La cosa più difficile è farsi accettare. Soprattutto da chi, come Lizzie, è già grande, e non manca di mettere in questione la scelta dell’affidamento: “Perché lo fate?” – Sembra voler chiedere, ma non chiede, e pensa sia un modo come un altro per delle persone benestanti di fare del bene quindi sentirsi a posto con la coscienza e inorgoglirsi (“Apprezziamo l’interesse ma non ci serve la falsa pietà”).
Gli stessi Pete e Ellie vivono momenti di crisi: “Come possiamo uscire da questo? Come possiamo trovare la via per tornare alla nostra vita piacevole, tranquilla, facile che avevamo?”.
Però intanto l’Amore qualcosa smuove, e dalla bocca della bambina prima e del bambino poi usciranno le parole “mamma” e “papà”. È il primo riconoscimento: quando l’amore che gratuitamente dai ti torna indietro, e la relazione è accesa.
Più difficile conquistare la fiducia e l’affetto di Lizzie, che conserva vivo il ricordo della propria madre biologica, tant’è che quando questa riapparirà spera di poter tornare con lei. E, a questo scopo, non manca di mettere in cattiva luce i genitori affidatari in tribunale.
In effetti Pete e Ellie ne hanno combinati di disastri, ma sempre e solo per amore. È allora che capiscono che la loro vita di prima era facile ma non era felice. Non era piena: mancavano Lizzie e i piccoli Juan e Lita.
Riusciranno a conquistare il cuore della ragazza, animata da un desiderio forte di emancipazione ma soprattutto alla ricerca d’amore? Riusciranno ad essere una famiglia unita?
A vincere, alla fine, è sempre l’Amore. Tradita e abbandonata di nuovo dalla madre biologica, Lizzie troverà questa volta una – anzi due – mani tese a rialzarla. Le mani di chi le vuole bene. Le mani di un padre e di una madre che ci sono sempre, nonostante tutto.
“Perché lo fate?” – La risposta a quella domanda che tormentava il suo cuore si fa ora chiara: perché ti vogliamo bene.
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[1] San Paolo, 1Corinzi 13,1-13
[2] A proposito della sua personale esperienza, il regista, in un’intervista, ha dichiarato: «All’inizio non è facile, ti ritrovi in casa tua con questi perfetti sconosciuti, ti senti come se stessi facendo da babysitter ai figli di qualcun altro. È estenuante e non sai cosa stai facendo. Loro non si fidano di te e ti senti perso e spaventato (…) Con il tempo quell’imbarazzo e quelle paure lentamente vengono spazzate via, è come una storia d’amore: all’inizio è tutto meraviglioso, arrivano i problemi e poi, lungo la strada, ti innamori e la vita diventa una cosa incredibile, più speciale di quanto ti saresti mai aspettato».